Me ne sono uscito oggi dal Partito Pirata. Sì, avete letto bene, non sto scherzando.
E non vi nego che sto piangendo dentro per la decisione presa, ma non tornerò indietro. Sono troppe le motivazioni che mi hanno portato a questa scelta, nel corso del tempo ho cominciato ad accumulare e oggi, complice una giornata lavorativa non propriamente leggera, è arrivato il momento di sbottare definitivamente.
Lascio il Partito Pirata, amareggiato. Amareggiato perché quello che a livello teorico dovrebbe essere la miglior compagine che abbia mai solcato i burrascosi mari della politica italiana in realtà è, e resterà per sempre, un’utopia. Una nave incagliata sul primo scoglio che trova nel molo da cui deve salpare, impossibilitata a levare le ancore perché povera di ciurma e con dei mozzi sempre sul piede di guerra.
L’altro giorno in una mailing list uno chiedeva a tutti di spiegare le motivazioni che lo avevano spinto ad iscriversi nei Pirati. Ebbene, io mi iscrissi al Partito Pirata perché ci credevo veramente. Perché il programma, seppur scarno, mi ricordava i principi sani del mondo informatico con il quale convivo ogni giorno. Perché credevo che la democrazia nell’era digitale potesse essere la vera alternativa ad un sistema rappresentativo verticistico marcio fino alla punta del midollo. E soprattutto perché pensavo ci fossero i presupposti per trasformare l’embrione di associazione nella quale stavo per entrare in un qualcosa di più importante a livello nazionale.
Speranze mal riposte.
In questi 7 mesi ho avuto modo di conoscere gente veramente valida, sia online che agli incontri fisici. Ma ho conosciuto anche gente dalla dubbia utilità, non lo nego. Purtroppo la mescolanza di queste 2 fazioni implica un malfunzionamento del sistema “Liquid Feedback” per come ora è strutturato, un bug che converte l’intelligenza collettiva in quella che io amo definire stupidità collettiva.
Mi mancheranno i Pirati, non lo posso negare. Ma mi è toccato ammutinarmi ed uscirmene, non riuscivo a reggere l’atmosfera un minuto di più… forse in fin dei conti il problema ero io. E ora che ho scelto volontariamente di buttarmi giù dal trampolino, da bravo naufrago cerco un’isola sulla quale andarmi a spiaggiare.