Era fine settembre 2013, periodo in cui la mia testa andò volontariamente o meno a sbattere contro la democrazia liquida. L’episodio mi fece uscire dal Partito Pirata Italiano.
Poi venne l’Assemblea Occasionale, e decisi di ritesserarmi per il 2014. Non che avessi cambiato idea, ricordo ancora infatti che all’inizio promisi a me stesso di essere meno attivo e di limitarmi a fare l’osservatore. Eppure la tentazione era forte.
Ed eccoci arrivare ad oggi, un oggi nel quale ogni dì mi tocca prendere e contestare qualcosa che non va. Con questo post, in particolare, anche se a scoppio ritardato.
Mi chiedo come caspita sia potuto succedere. Mi chiedo ad oggi perché queste Europee siano state prese e gettate alle ortiche dal PP-IT in maniera così stupidamente idiota. E soprattutto mi chiedo quando arriverà il momento di prendere atto della situazione e cambiare in meglio la struttura di una organizzazione basata su un qualcosa che è dimostrato non essere funzionante, quantomeno per il modo in cui adesso è attuata.
Probabilmente per chi mi segue sui social sarà un repost, fottesega. Volevo rendere i lettori partecipi del fatto che ieri ho seguito l’Eurovision Debate, e che ho una banale considerazione da fare in merito.
Né Ska Keller per i Greens né A. Tsipras hanno minimamente accennato ai diritti digitali che i vari Partiti Pirata hanno voluto portare in dono (PP-SE per i Greens, PP-IT con #DigiTsipras). Guy Verhofstadt ha preso la parola iniziando subito parlando di internet, di Snowden, Google e privacy, di trasparenza politica, di sviluppo digitale ed economico, di lavoro per i giovani, di una Europa unita, di libertà e di diritti soprattutto per quanto riguarda le discriminazioni e le minoranze.
Non voglio né è mia intenzione fare campagna elettorale per nessuno, quindi ometterò qualsiasi altra tematica sia stata affrontata nel dibattito TV di ieri. Ometterò il fatto che il candidato capolista per il nord-est sia quello stesso Michele Boldrin che si batte per rivedere alla base i concetti di copyright e brevetti, e che in passato ha provato ad approcciarsi alla nostra ideologia. Ma no, non ometterò di scrivere quello che penso di Liquid Feedback e di quella che molti amano definire “intelligenza collettiva”.
Il PP-IT è a mio avviso schiavo di un mezzo, ha scelto di fare dello strumento LQFB il suo stendardo e cavallo di battaglia. Ma noi non siamo Democrazia in Movimento, e abbiamo perso la nostra identità. Assuefatti dalle deleghe, abbiamo delegato persino la nostra voglia di attuare le cose direttamente preferendo osservare che siano gli altri a portare avanti le nostre idee. Siamo Pirati, ed i pirati là fuori (ce ne sono a iosa) non ci cagano proprio perché non ci decidiamo ad andare all’arrembaggio per urlarlo ai 4 venti. Con o senza democrazia liquida che, per come l’abbiamo utilizzata ad oggi, si è rivelata fallimentare e socialmente inutile: si può fare di meglio.