Lanta World
Prima per le europee, ora per i mondiali. Domani si scanneranno per la figa in spiaggia.
But maybe, you’re shit.
Categories: Politica

Oggi vi racconterò una storia avvenuta oramai circa 1 anno fa presso il mio negozio. Protagonista è un 35enne senegalese ormai in Italia da tempo immemore, mio assiduo cliente.

Un giorno mi arriva in negozio disperato: aveva il figlio in ospedale che stava male, e perché potessero curarlo doveva pagare il ticket. Giustamente lui non aveva soldi in tasca e la carta di credito ce l’aveva la moglie che stava lontano a lavorare, vista l’urgenza ha chiesto a me la gentilezza e gli ho anticipato 100€. Un mese dopo viene a trovarmi in negozio, straziato, a saldare il suo debito. Mi comunica che il figlio ci è morto, in quell’ospedale, e che lui sarebbe ritornato in Senegal per trascorrere un po’ di tempo e riorganizzare le idee.

Quella volta, pure io mi posi delle domande. Principalmente mi posi delle domande sul sistema medico nazionale, chiedendomi come sia possibile che una persona, chiunque essa sia, debba pagare in anticipo per accedere alle cure mediche anche in una situazione tanto grave.

Poi accadde che anche altri a cui raccontai questa storia che oggi riporto a voi si fecero delle domande, e ne scaturirono interventi di una pochezza senza eguali e banalmente razzisti. Come ha detto qualcun’altro al posto mio, la morte non ha colore… se il bimbo in questione fosse stato italiano, pensate che qualcuno forse avrebbe osato dire qualcosa? Potendo garantire la bontà e l’integrità morale di questo mio cliente, provo disgusto nel vedere che i pregiudizi ahimé sono la strada preferita dagli italiani.

Sì, anche sul caso Kyenge. Non si merita la spalata mediatica di merda che ha ricevuto dal suo insediamento ad oggi, e sono tutt’ora convinto che chi l’ha sostenuta abbia veramente fatto una gran cosa a dare questo segnale di cambiamento. Segnale che ha fatto gettare la maschera a molti, e che con una semplicità disarmante ci ha consentito di capire che è facile avere paura e che è difficile accettare.

Ci si lamenta che “l’altro” viene qui a rubarci il lavoro? Ci si lamenta perché le Aziende li assumono in quanto possono permettersi di pagarli molto meno, no?
Io credo che abbiano tutte le ragioni di lavorare, e che dovremmo farci un esame di coscienza. Il problema non sono loro, siamo noi… siamo noi che in una situazione di crisi e necessità reale abbiamo perso completamente la nostra umiltà e la nostra capacità di ridimensionarci. Siamo noi che preferiamo suicidarci come degli stupidi invece di dare una svolta alla nostra vita e una botta negativa al nostro orgoglio, abbassandoci a lavorare per quello che chiedono loro. Siamo noi, soprattutto giovani, che preferiamo rimanere a casa disoccupati ed inoccupati in attesa che piova un posto di lavoro dal cielo che soddisfi le nostre aspettative. Soffrendo in silenzio, tacitamente appoggiando forze politiche estremiste che propongo soluzioni semplici ma ingiuste, credendo ad ogni cazzata propinataci dai media nella vana ricerca di appigli di salvezza che non esistono.

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Ironicamente, statisticamente parlando, il mondo del lavoro mi ha insegnato che sono più onesti gli stranieri di moltissimi doppiogiochisti da 2 soldi nostrani. Il problema sostanziale è che questi ultimi non fanno notizia, mentre per ogni Kabobo in circolazione le redazioni dei media stappano uno spumante e brindano allegramente, andando a gettare benzina sul fuoco immaginario dell’odio ingiustificato.

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